Data la loro capacità di riprodurre musica liquida sia dai più comuni servizi di streaming musicale, sia da un server audio, un NAS o un PC collegato alla stessa rete domestica, gli streamer audio o lettori di rete stanno diventando un mezzo sempre più sofisticato e utilizzato tra le sorgenti audio.

Gli streamer audio lavorano completamente nel dominio digitale, salvo eventuale uscita analogica dal DAC interno (ove presente), e consentono di gestire librerie musicali in locale e molteplici account su piattaforme quali Tidal, Qobuz, Spotify, Amazon Music, etc.

I nostri smartphone/tablet possono essere (a seconda dei modelli) dei validi player audio, ma rimangono dei dispositivi non ottimizzati per l’ascolto musicale di un certo livello, principalmente perché i DAC integrati anche nei modelli top di gamma son lungi dal poter restituire musica al pari livello di dispositivi dedicati. I limiti degli smartphone emergono ancora di più con formati in alta risoluzione, ovvero file audio con profondità ad almeno 24 Bit e frequenza di campionamento di almeno 96 Khz (numeri ben superiori a quelli del classico CD Audio).

Ed è qui che entra in scena lo streamer audio.


Prima di tutto questo dispositivo è creato per accedere a servizi terzi di streaming via internet ed è per questo che integra connettività di rete via Ethernet e/o tramite Wi-Fi.
In tal modo lo streamer può accedere alla nostra rete domestica collegandosi al router di casa e, di conseguenza, ai vari servizi musicali a cui siamo abbonati o alla nostra libreria musicale che abbiamo creato su un PC o un NAS. Una volta avuto accesso a cartelle, librerie musicali e playlist più meno remote, lo streamer inizia il lavoro di lettura.

I file audio contengono il messaggio musicale originale e quindi devono essere trattati dallo streamer nel miglior modo possibile (evitando ad esempio interferenze e manipolazioni) per essere infine consegnati puri alla sezione DAC.

La decodifica del file produce in uscita dallo streamer un flusso continuo analogico che va indirizzato verso l’amplificatore.
Possiamo assimilare in questa fase lo streamer a una meccanica CD che preleva il segnale digitale dal disco, lo gestisce e lo invia al DAC per la conversione.
Un lettore di rete è in grado di suonare meglio rispetto ad altri per qualità componentistica e costruttiva, tipologia di alimentazione e rapporto segnale rumore.

Anche nel dominio digitale immateriale come quello della musica liquida la qualità della lettura del file è infatti fondamentale, esattamente come accade per il CD o meglio ancora per il vinile.

Se lo streamer è integrato in un recente amplificatore integrato pensato e progettato in ambito digitale, la presa in carico, la lettura del file, la traduzione in analogico con il DAC e l’amplificazione avvengono in stadi successivi in cui la qualità di lavorazione è sempre coerente.

Ogni streamer inoltre è in grado di gestire determinate e varie tipologie di file (MP3, FLAC, WAV, DXD, DSD, MQA) e può arrivare a diverse risoluzioni.
Naturalmente, per poter gestire file complessi ad altissima risoluzione, sono necessarie competenze, brevetti e componentistica, con il risultato che più un lettore di rete è “capace”, più il prezzo si alza.

Cambridge Audio Evo 4

Come scegliere lo streamer audio ideale?

Al netto di spiccate preferenze personali, è possibile elencare una serie di requisiti a cui guardare in fase di scelta come la lista di codec e formati compatibili, la qualità della componentistica interna, la tipologia e la quantità di connessioni, la presenza di App per la gestione e riproduzione musicale, la possibilità di upgrade della parte digitale, la presenza o meno di un display su cui leggere informazioni sui file in ascolto o vedere la cover dell’album in riproduzione e la possibilità di eseguire facilmente l’aggiornamento del firmware per l’aggiunta di nuove funzioni o la risoluzione di eventuali bug.

Se vi accontentate di ascoltare musica dai vari servizi in streaming, uno streamer e un amplificatore integrato (o una combinazione pre+finale), vi bastano e avanzano, anche perché molti streamer integrano porte USB a cui collegare eventualmente un Hard Disk o una chiavetta nel caso voleste riprodurre file audio già in vostro possesso.

Se però i servizi di streaming rappresentano solo una parte del vostro ascolto quotidiano e avete una libreria musicale in alta qualità su uno o più Hard Disk che volete godervi al meglio, uno streamer audio dovrebbe essere affiancato da un server audio (o music server), dispositivo concepito per memorizzare librerie di file musicali all’interno della rete domestica (LAN).

Questi apparecchi, oltre a integrare connettività cablata (Ethernet) o wireless (Wi-Fi), sono generalmente capaci di ospitare un hard disk interno (ed altri esterni) di grande capacità e supportano vari protocolli di rete per la condivisione dei file audio con tutti gli altri apparecchi connessi come appunto streamer, computer, smartphone e tablet.

streamer audio Cambridge CXN v2
Cambridge Audio CXN v2

La maggior parte dei lettori multimediali collegati alla rete domestica permette, oltre alla possibilità di gestire film, musiche e foto, di rendere accessibili questi contenuti alle altre periferiche collegate alla rete domestica grazie all’integrazione di un server di tipo UPnP/ DLNA. Per ascoltare la propria libreria di file MP3, AAC, WAV, FLAC o DSD è sufficiente quindi utilizzare un lettore audio di rete (comandato da un computer, tablet, smartphone, etc) che sia compatibile con il protocollo UPnP/DLNA (il più diffuso in assoluto in questo ambito).

I brani musicali indicizzati dal server audio sono quindi mostrati separati per artista, per album, per genere musicale, per anno, etc. Le copertine degli album, quando presenti, sono mostrate sul lettore audio di rete o sulla applicazione per smartphone o tablet.

I vantaggi di un server audio dedicato

Un server audio vero e proprio offre un supporto completo sia ai formati audio con qualità CD, sia ai formati audio in qualità hi-res, oltre a integrare in diversi modelli un lettore CD ed un hard disk per poter estrarre automaticamente, attraverso una operazione chiamata CD-Ripping, il CD Audio inserito, convertendo ogni sua traccia in file audio (da musica fisica si passa quindi alla musica liquida).

Quando poi è collegato alla rete domestica e ad internet, il server audio è in grado di scaricare automaticamente i meta-dati dei CD e le relative copertine grafiche, affidandosi a database remoti da cui scarica queste informazioni.

naim uniti star streamer
Naim Uniti Star, con amplificatore integrato da 70W

A differenza dei server audio generici, inoltre, il music server specializzato per l’audio non richiede di essere obbligatoriamente collegato ad un televisore per gestire la propria interfaccia grafica, perché dispone spesso di un proprio display dedicato (seppur di piccole dimensioni) e di una propria interfaccia grafica con cui l’utente può facilmente interagire.

Alcuni modelli hanno anche la possibilità di essere controllati e gestiti tramite app direttamente da uno smartphone o un tablet, così come da un qualsiasi computer. Il server audio specializzato, inoltre, è soprattutto studiato per un uso audiofilo, grazie a speciali accorgimenti che annullano le interferenze e la rumorosità.

Il server Roon Nucleus

Molti server audio permettono di utilizzare anche dischi SSD assolutamente silenziosi, non avendo alcuna parte meccanica in movimento (al contrario degli hard disk tradizionali a piattelli magnetici).

Da non sottovalutare poi il fatto che, oltre ai già citati DLNA e UPnP, i music server offrono ulteriori protocolli di rete come SAMBA, AirPlay e FTP, che consentono una integrazione perfetta con lettori di rete, computer ed ogni altra periferica audio di cui si disponesse all’interno della propria rete locale LAN.

Infine, esistono music server dotati di un convertitore digitale analogico (DAC) integrato di alta qualità e di ingressi per registrare sorgenti analogiche esterne come un giradischi o sorgenti digitali MiniDisc e DAT.

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